giovedì 10 luglio 2014

20° MEDFILM FESTIVAL 2014 (day 7) - Recensioni del 10/7

MEDFILM Festival 2014
20° edizione - 4 – 11 luglio 2014
THE LITANY OF HAPPY PEOPLE di Karpo Godina l Yugoslavia, 1971, 10'
Una variegata carrellata sulle popolazioni della federazione balcanica della Yugoslavia grazie a bellissime inquadrature degli abitanti, dei pope locali e con la lancetta del tempo ferma, accompagnata da una bellissima musica blues, che rappresenta la tragicità della vita, di un gruppo musicale di Novy Sad (Voyvodina) e con un testo inno all’unità tra i vari popoli.
 

KARPOTROTTER di Matjaz Ivanisin l Slovenia, 2013, 52'
Concorso Internazionale documentari / v.o. sott. Italiano e Inglese


Il doc ripercorre i luoghi dove Karpo Godina aveva girato nel 1970 il film “I have a house”, road movie della varietà dei popoli della Yugoslavia di Tito, ove “i figli avevano mangiato la rivoluzione”. Con l’accompagnamento di musica beat stile anni ’60 il viaggio si svolge attraverso la pianura balcana della Voyvodina a bordo di una Fiat 600. Il documentario ci riporta indietro nel tempo utilizzando i pochi frammenti ritrovati del film del cineasta  Godina. Ogni villaggio ha la sua caratteristica, la sua storia, i suoi personaggi e la sua melodia. Il villaggio azzurro con la ballata slovacca, il villaggio dei cani con la cantilena rumena, il villaggio della Croce con i canti russi, il villaggio dei miracoli con la ballata ungherese della giovanissima Lenke, il piccolo grande villaggio con la musica gitana e con la sua lunga e dritta strada che da Est va ad Ovest e le casette degli operai da  un lato e degli artisti sul lato opposto. Come ha poi spiegato Godina stesso la musica rappresenta la tragicità della vita.



The Raft of Meduse l Yugoslavia, 1980, 101'
v.o. sott. Italiano

Allegoria del punto di rottura, come nell’omonimo quadro francese, degli anni ’20 del secolo scorso quando nei Balcani si impone il movimento culturale dello Zenitismo strettamente connesso al Dadaismo europeo. Il grande cineasta Godina sapientemente con oltre venti scene ci introduce e narra la storia di due maestre che si uniscono a degli artisti per un tour per esporre il movimento artistico di rottura dello stile neoclassico. E’ bellissima la scena dell’albero isolato nella distesa dei campi, ove i due  amanti, la maestra e l’artista,  passeggiano romanticamente e che viene colpito e bruciato dal fulmine. In tutto il film è chiaramente riconoscibile il duro attacco al regime socialista di allora. Alla domanda fatta al regista “come mai gli venisse concessa dalle autorità tale facoltà di critica”, egli ha risposto che intelligentemente il regime prima permetteva la presentazione dei suoi film nei vari Festival (ndr: questo in particolare ha ricevuto all’epoca svariati premi), per poi immediatamente archiviarli senza farli uscire nelle sale.



EN ATTENDANT PASOLINI di Daoud Aoulad-Syad l Marocco, 2007, 114'
MED 20 / v.o. sott. Italiano e Inglese

Il regista ci svela una umanità in trepida attesa del ritorno del grande maestro Pasolini, allorché si sparge la voce che una troupe cinematografica girerà delle scene di un film biblico nel villaggio di Quarzazate. Ma Pasolini è morto da tempo. Ci sono vari personaggi caratterizzanti la pellicola, non ultimo il mullah, ma quello che piace di più è il vecchio Thami che ha conosciuto Pasolini sul set di Edipo Re. Infatti alla fine, incalzato dai suoi compaesani delusi, ammette di essere stato lui a spargere la falsa notizia del ritorno di Pasolini dicendo : “volevo soprattutto farvi sorridere al pensiero che Pasolini ritornasse e non solo farvi guadagnare dei soldi come comparse”.




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